Nato a Milano nel 1912, Aligi Sassu si avvicina all’arte nel 1919 grazie al padre che, legato da una stretta amicizia con Carlo Carrà, lo accompagna all’Esposizione Nazionale Futurista presso la Galleria Moretti. In quell’occasione Aligi ha modo di vedere le opere dei più grandi futuristi. Nel 1921 la famiglia di Aligi Sassu si trasferisce in Sardegna e lì lui entra in contatto con i cavalli, figure che presto diventano distintive della sua arte. Tornato a Milano dopo tre anni, approfondisce il suo interesse per l’arte futurista, lavorando inizialmente in un’officina litografica e successivamente come assistente di un decoratore murale. Un incontro cruciale con Filippo Tommaso Marinetti nel 1928 lo porta a partecipare alla Biennale di Venezia. Con Bruno Munari, crea il Manifesto della Pittura “Dinamismo e riforma muscolare”. Tra il 1927 e il 1929, dipinse quadri di piccole dimensioni con soggetti come lo sport e le industrie, creando opere come i Ciclisti, i Minatori e Pugilatori. Negli anni Trenta, insieme ad altri artisti, allestisce la sua prima mostra a Milano. Durante la Guerra civile spagnola Sassu, attivo antifascista, viene imprigionato e condannato a 10 anni. Graziato nel 1938, attraverso la mediazione di Marinetti torna a esporre nel 1941. Nel periodo di sorveglianza speciale l’artista proseguì a dipingere temi d’impegno politico, che sarebbero stati esposti insieme agli Uomini rossi alla Bottega degli Artisti di Corrente nel marzo del 1941: accadde così che il Sassu di Corrente divenisse il Sassu degli Uomini rossi. Negli anni Cinquanta, ispirato dalla Sardegna, dipinge scene di vita contadina e marinaresca. Nei decenni seguenti Sassu partecipa a mostre in tutto il mondo, esponendo in Sud America nel progetto Arte Italiana del 1992. Muore a Pollença il 17 luglio 2000 all’età di 88 anni.