Nato a Ventimiglia, ma originario di Chiasso, Pierino Selmoni rientra in Ticino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Dal 1941 al 1945, segue un tirocinio di marmorista a Lugano, quale allievo di Dante Rossi che gli impartisce una solida formazione basata sulle regole dell’antica tradizione scultorea. Contemporaneamente, frequenta la scuola di disegno di Carlo Cotti e lo studio dello scultore Mario Bernasconi. Dal 1947 al 1949, segue i corsi all’Accademia di Brera a Milano e, nel 1951, riceve la borsa federale di Belle Arti, riconoscimento che gli viene assegnato nel 1952 e nel 1958. Nel 1954 è ospite presso l’Istituto svizzero di Roma.
Tornato in Ticino, lavora su commissione di altri scultori, tra i quali Jean Arp, Max Bill, Giovanni Genucchi, Remo Rossi e Paul Speck, di cui ingrandisce in gesso e riproduce in pietra i modelli. Nel 1959, la collaborazione con l’architetto basilese Hermann Baur segna profondamente Selmoni che si orienta allora verso interventi artistici in ambito architettonico, ovvero in chiese, piazze, parchi, edifici pubblici e privati, sia in Svizzera che all’estero, interpretandone con intelligenza lo spirito e la funzione, in un delicato equilibrio tra forme, luce e spazio architettonico, oltre che sonoro. L’attività pluriennale di Selmoni in questo campo specifico è ricompensata dal prestigioso premio assegnatogli dalla Federazione Architetti Svizzeri nel 2003.
Nell’opera di Selmoni la virtuosistica padronanza delle tecniche scultoree – dal marmo al legno, dal bronzo al ferro, con una predilezione per la pietra –, acquisita nei lunghi anni di tirocinio, si coniuga a una straordinaria libertà di invenzione, ma anche a una notevole vitalità espressiva e alla vivace sperimentazione di materiali e moduli diversi.