Nag Arnoldi è oggi considerato lo scultore ticinese più conosciuto al mondo.
Si forma artisticamente presso gli atelier luganesi di Mario Chiattone, Antonio Chiattone, Carlo Cotti, Giuseppe Foglia e Filippo Boldini.
A partire dal 1954 inizia ad esporre i suoi quadri in alcune mostre a Lugano e nelle località limitrofe, per poi partecipare negli anni successivi ad esposizioni sempre più importanti in tutte le maggiori città svizzere. Inizia ad interessarsi alla scultura nel 1960, quando si reca spesso in Messico, venendo in contatto con l'arte indigena maya e azteca e delle Civiltà precolombiane.
L’itinerario artistico di Nag Arnoldi inizia con sperimentazioni nel campo della ceramica e del vetro, materiali presto abbandonati, della pittura e della grafica, nelle quali già si avverte l’impronta espressiva e drammatica della sua opera. La tecnica artistica a lui più consona è però la scultura. I motivi prediletti, d’ispirazione picassiana, sono sin dall’inizio i clowns, gli acrobati, i cavalli e i cavalieri, temi centrali e instancabilmente rielaborati. A questi personaggi simbolici e figure emblematiche si aggiungono negli anni ’70 e ’80 il toro ed il minotauro, animali come il gatto o il gufo, soggetti religiosi e una serie di motivi legati alla guerra: guerrieri, armature, origami (guerrieri cinesi) e astati. L’iconografia arnoldiana è tesa a mostrare la sofferenza e la passione, il dramma e l’emozione.
Alcune opere di Nag Arnoldi si trovano al Musée cantonal des beaux-arts di Losanna, al Museo d'arte della Svizzera italiana (Lugano) e nella collezione del Comune di Comano, dove viveva.
Fonte: Simonetta Noseda: «Nag Arnoldi», in SIKART Dizionario sull'arte in Svizzera, 2018.