Enrico Baj è stato un artista italiano la cui impetuosa personalità e la sua vena anarchica gli permisero di sviluppare uno stile completamente anticonformista.
Prima di intraprendere gli studi di legge per poi diventare avvocato, studia per un breve periodo presso la facoltà di medicina, frequentando contemporaneamente l’Accademia di Brera.
Durante la sua carriera, stringe amicizia con i migliori esponenti della letteratura e dell’arte europea e collabora spesso con Breton, Duchamp, Queneau, Sanguinetti, Eco e molti altri.
Tra il 1951 e il 1952 fonda con Dangelo e Dova il “Movimento di Pittura Nucleare”, e nel 1953 il “Movimento Internazionale per un Immaginario Bauhaus” con Asger Jorn, partecipando, inoltre, nel 1957 alla stesura del “Manifesto contro lo Stile”. Tutte queste esperienze artistiche avevano lo scopo di distruggere il formalismo dell’arte del dopoguerra e la razionalità forzata della geometria.
Caratterizzate ad una costante ironia, le opere di Baj presentano una forte sperimentazione legata a tecniche e materiali disparati come gocciolamenti, dipinti nucleari, interventi materiali di oggetti trovati su arazzi ricamati o collage costituiti da frammenti di specchi.
Benché il suo gesto abbia l’ingenuità di un gioco e il suo sguardo è sempre divertito, Baj è molto attento allo spirito dei fermenti sociali della sua epoca. Sempre strettamente legato ai suoi antenati surrealisti e dadaisti, nei primi anni ’60, si avvicina alla Patafisica di Alfred Jarry e al suo gusto per l’assurdo. Durante gli anni ’70, lavora a tre grandi opere sociali: I funerali dell’Anarchico Pinelli nel 1972, Nixon Parade nel 1974 e L’Apocalisse nel 1979.
In questi anni focalizza la sua attenzione sul declino della modernità e sui pericoli della tecnologia dominante. Tematica nuovamente sviluppata nel 1983 con Epater le Robot, nel “Manifesto del futurismo statico” degli anni 1983-1986 e con i Manichini. Con Metamorfosi e Metafore del 1988, introduce l’estetica del kitsch, che diviene così il filo conduttore dei lavori degli anni successivi.
Negli anni ’90 realizza opere in ceramica e ritorna al primitivismo moderno con le Maschere Tribali e le serie Totem. Nel 1996, con il suo Monumento a Bakunin rende omaggio all’anarchia e alle idee libertarie a cui l’artista si è sempre sentito molto vicino.
L’artista trascorre gli ultimi anni della sua vita lavorando alla sua ultima produzione artistica e teorica, per poi spegnersi nella sua casa vicino a Varese nel 2003.