Biografia Rosario di Santa Fé, 1899 – Varese, 1968
Lucio Fontana trascorse i primi anni della sua vita tra Rosario di Santa Fé, in Argentina, e Milano, da dove provenivano i suoi genitori. Si stabilì in Europa nel 1927.
Durante gli anni ’30, inizia la sua carriera artistica come scultore, creando opere essenzialmente fatte di terracotta e ceramica. Fontana partecipa rapidamente a importanti mostre, come la Triennale di Milano, la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Le sue opere sono esposte anche al di fuori dei confini italiani: nel 1937 l’artista lavora a Sèvres e presenta le sue ceramiche durante una mostra personale alla galleria Jeanne Bucher-Myrbor, a Parigi.
Nel 1940 lasciò l’Europa in guerra per tornare in Argentina, dove lavorò tra Rosario e Buenos Aires. La sua attività artistica non si indebolì per tanto: partecipò attivamente a fiere locali e nazionali, fondò una scuola d’arte privata (l’Accademia Altamira) che divenne un importante centro di promozione culturale. All’interno di questa scuola, lavorò con altri artisti ed intellettuali alla produzione del Manifesto Blanco nel 1946 (“Manifesto bianco”); in esso sono enunciati diversi principi articolati attorno ai concetti di tempo e spazio. Questo testo, decisivo per il lavoro di Fontana, prefigura il movimento estetico e concettuale che aiutò a fondare lo Spazialismo.
Nei successivi anni ’50 realizzò una serie di opere sempre più rappresentative del pensiero informale: Fontana apre un varco verso una ricerca di infinito, di spazio e di spiritualità con le serie delle Pietre, dei barocchi e dei gessi.
Fontana giunge alla sua poetica delle opere più famose (i tagli sulla tela) nel 1958. Su uno sfondo sempre più monocromo, egli incide la tela con un uno o più tagli tramutando la tela in una scultura tridimensionale. Queste opere sono chiamate Concetto spaziale-Attese (o Attesa) a seconda del numero dei tagli. Le tele, fatte all’inizio con molti tagli e colorate con aniline, in seguito sono colorate con idropittura e i tagli chiusi nel retro da garza nera, ei tagli si riducono.
Dopo che la famosa gallerista Iris Clert gli dedicò due mostre personali nel 1961 e nel 1964, dopo quelle di Arman e Yves Klein, Fontana divenne quindi una figura artistica di spicco: nel 1966 vinse il Primo Premio per la pittura alla 33a edizione della Biennale di Venezia mentre il MoMA di New York gli dedico una retrospettiva.
Morì nel 1968, ma le mostre postume continuarono a susseguirsi: il Centre Georges Pompidou dedicò una notevole retrospettiva all’artista nel 1987, e Fontana fu anche presentato alla mostra The Italian Metamorphosis al Guggenheim di New York nel 1994. Rimane al giorno di oggi uno degli artisti italiani più famosi e ricercati al mondo; il suo lavoro si trova in tutte le collezioni di tutti i musei di grande importanza, come il Centro Pompidou, la Tate di Londra e il MoMA di New York.