Alberto Magnelli iniziò a dipingere nel 1907. Nel 1911 incontrò molti futuristi senza mai aderire formalmente al movimento. Trasferitosi a Parigi nel 1914, scoprì il cubismo e conobbe Max Jacob, Apollinaire, Picasso, Juan Gris, Matisse, Léger, de Chirico e Archipenko. Queste influenze resero il suo stile più astratto.
Al suo ritorno in Italia nel 1918, produsse per la prima volta Lyric Explosions, quindi dipinti influenzati dalla sua passione per gli artisti primitivi toscani del XIII e XIV secolo.
Nel 1931 si ristabilì a Parigi, dove espose la serie di Pietre alla Galleria Pierre Loeb, ispirata alle cave di marmo che aveva visitato a Carrara. Incontra e fa amicizia con Kandinsky e si unisce al gruppo Abstraction-Creation.
Tra il 1932 e il 1938 espone alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Roma, alla Galleria Il Milione di Milano e al Salon des Réalités Nouvelles alla Galerie Charpentier.
Fu nel 1937 che tenne la sua prima mostra personale, alle Bover Galleries di New York. Durante la guerra si trasferì a Grasse con i suoi amici Arp e Delaunay, dove si dedicò interamente al collage e all’astrazione.
Nel 1947, durante un’importante retrospettiva alla Galerie Drouin, fu definito “il più importante pittore astratto di Parigi”.
Nel 1950, la Biennale di Venezia gli dedica una sala personale per esporre le sue opere.
Nel 1955 riceve il primo premio in pittura straniera alla Biennale di San Paolo e poi il Premio Guggenheim per l’Italia nel 1958.
In occasione del suo settantacinquesimo compleanno, tenne un’importante retrospettiva al Kunsthaus di Zurigo. Seguirono numerose mostre, tra cui una al Museo Nazionale di Arte Moderna di Parigi. Morì a Meudon nel 1971, considerato all’unanimità come uno dei più grandi riferimenti nell’arte astratta europea.