Franco Rognoni nasce nel 1913 a Milano, in una famiglia della piccola borghesia. Giovanissimo inizia a interessarsi del disegno e della pittura e, adolescente, frequenta le scuole tecniche di tessitura e la Scuola superiore d’ Arte applicata del Castello Sforzesco. Il critico Raffaello Giolli è il suo primo sostenitore, un importante riferimento culturale che consente a Rognoni di aprire nuovi orizzonti. Fin dal 1934 collabora come disegnatore a importanti riviste e quotidiani mentre nel ’38 espone per la prima volta. La sua formazione è influenzata da artisti come Sironi, de Pisis e Modigliani, mentre la passione per i libri lo avvicina alle soluzioni grafiche e pittoriche dell’Espressionismo tedesco.
Luino, sul Lago Maggiore, lo accoglie durante la guerra e qui si concentra sulla sua produzione (che si arricchisce di incisioni e illustrazioni), mantenendo così un’importante collaborazione con molti periodici e dei contatti fondamentali con gli editori e i collezionisti. Nel primo dopoguerra torna a Milano e nel 1946 sposa Mariuccia Noè, con la quali condividerà per tutta la vita significativi interessi culturali. Nello studio di Lambrate nascono nuovi disegni e dipinti che sviluppano le tematiche fondamentali dell’artista ed esprimono un personalissimo linguaggio antiaccademico.
Guido Ballo lo presenta a Milano nel 1953, in una personale che vede nuovi interessi nella critica. Quattro anni dopo la Rai gli propone un progetto di scenografo-costumista e la stessa attività vieni svolta per la Piccola Scala e la Fenice di Venezia. Il pubblico e la critica apprezzano l’originalità di interpretazione degli spazi teatrali, aspetti che confluiscono nella pittura tramite l’utilizzo di una commistione tra decorazione, illustrazione, grafica e scenografia. Una contaminazione che si riflette anche nella mescolanza di ironia e dramma, con un gusto che non è azzardato definire musicale. E anche le amicizie dell’artista abbracciano soprattutto l’ambito letterario e musicale.
Tra gli anni Settanta e Ottanta la sua attenzioni si sposta sulla figura umana, vista con connotazioni critiche e scettiche, e la città, rappresentata sempre più come contesto straniante. Accanto a questa connotazione appare un aspetto sognante, legato alla memoria. Il lago, altro luogo privilegiato della sua rappresentazione e della sua esistenza che si alterna tra Milano e Luino, esalta questa dimensione pittorica che fissa dei protagonisti sospesi tra realtà e immaginazione.
L’ultimo decennio, gli anni Novanta, vede l’artista impegnato nella rappresentazione della vitalità. Ampio spazio è quindi dedicato alla cromia, in una direzione pittorica che diventa sempre più mitteleuropea, nel segno del Simbolismo e dell’Espressionismo.