Nei primi anni della sua formazione, Emilio Vedova, figlio di una famiglia di artigiani e operai, inizia a lavorare in fabbrica e successivamente nella bottega di un decoratore.
Il suo interesse per l’arte si sviluppa molto presto, e fin da molto giovane esegue schizzi e disegni. Si trasferisce a Firenze dove frequenta la scuola libera di nudo.
Nei primi anni quaranta è attivo con il gruppo di Corrente in cui collaborano anche Guttuso e Birolli.
Dopo essere rimasto ferito durante la Resistenza, torna a Milano e poi a Venezia dove è tra i fondatori della Nuova Secessione Italiana poi Fronte Nuovo delle Arti.
In questi stessi anni realizza una serie di pastelli, dove emerge il turbamento della guerra, e in cui inizia la deformazione che maturerà fino ad arrivare alla formulazione del linguaggio astratto.
Nel 1948 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia, e poi nuovamente nel 1952 con una sala a lui dedicata.
Negli anni ’50, maturato ormai il suo segno stilistico, elabora i cicli di opere più celebri. Nel 1951 partecipa alla I Biennale di San Paolo, vincendo un premio che gli permetterà di trascorrere tre mesi in Brasile. Nello stesso anno avrà la sua prima mostra personale all’estero, presso la Galleria Viviano di New York.
Successivamente, entra a far parte del Gruppo degli Otto passando dal primo neocubismo delle “geometrie nere” a una pittura le cui tematiche politico-esistenziali hanno trovato via via espressione in una gestualità romanticamente automatica e astratta, motivo per il quale è avvicinato alle poetiche dell’Informale.
Dal 1961 lavora ai Plurimi, che saranno esposti alla Documenta di Kassel nel 1964, dove verrà invitato anche anche nel 1955, nel 1959 e poi nel 1982. Questi ci appaiono come frammenti di quadri, forme spezzate di grandi dimensioni, dipinte su entrambi i lati e posizionate nello spazio in modo che lo spettatore abbia la possibilità di osservarle da diversi punti di vista.
Nella metà degli anni Sessanta inizierà la sua attività didattica nelle Università americane e poi alla Sommerakademie di Salisburgo e all’Accademia di belle arti di Venezia.
Nel 1997 riceve il Premio alla Carriera alla Biennale di Venezia. Tra le ultime mostre personali di rilievo la grande antologica al Castello di Rivoli nel 1998 e, dopo la sua scomparsa nel 2006, alla Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma e alla Berlinische Galerie di Berlino. Nel 2009 l’amico Renzo Piano, in collaborazione con la Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, recupera una sala dei locali del Magazzini del Sale per creare uno spazio espositivo delle opere dell’artista, le quali sono prelevate dal magazzino ed esposte in perenne movimento su dei binari e sollevate da argani in grado di compiere anche rotazioni. Gli stessi magazzini furono utilizzati dall’artista come studio e nella prima metà degli anni ’70 furono salvati dalla demolizione su iniziativa del Comune, alla quale Vedova si oppose strenuamente difendendone il valore storico-culturale.